lesbo
Matilde 02-24 - E adesso basta
di Alex46
19.03.2019 |
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"Se lo faccio è perché i sensi sono più forti di me..."
Michele e io abbiamo ascoltato, per una volta senza toccarci. Ciò che Debra ci sta raccontando è una miniera di emozioni violente. Io sono squassata dalla gelosia. Lei mi guarda, come a dire che l’avevo voluto io: ed è anche una richiesta di permesso a continuare.Annuisco a fronte alta, tutti potrebbero leggere nel mio sguardo odio e amore. Michele anche la guarda, ma nei suoi occhi non è traccia alcuna di rancore, solo ammirazione.
«Spossata dopo quell'orgasmo in piedi, mi appoggio a Gisella e l'abbraccio, senza sapere bene quello che faccio. È a quel punto che sento la sua mano estrarre piano ma con decisione il dildo, fradicio della mia sborra di figa. Mi spiace, è come se mi staccasse da un giocattolo cui tenevo più di ogni altra cosa. Quasi la prego di rimetterlo dentro, di ricominciare a fottermi.
- Ora tocca a me, piccola lesbica.
Si è già staccata da me, e mi guarda con quei suoi volitivi occhi azzurri, il viso rosso incorniciato da capelli bagnati e ancora più biondi, appiccicati qua e là al volto.
Dopo avermi consegnato il dildo, con una graziosa mossa si mette a cavallo dello sgabello lì vicino, poi si rovescia all'indietro, le braccia a penzoloni ai lati.
- Forza, che aspetti? Dai, finché è ancora bagnato del tuo succo.
Ho un’idea differente: mi sdraio sull’asciugamano disteso sul pavimento, la mia borsa vicina: poi la prego di sedersi a cavalcioni su di me. Lei obbedisce sorridendo, mi mette la figa ben vicina alle mie labbra: una sensazione d'intimità diversa da prima, ben più dolce. Al collo ha ancora il collare con la catena.
Con la mano libera le sfioro il bacino, come fosse una specie di oggetto sacro da rispettare.
È morbido, vellutato ma teso, la pancia è così piatta da poter innalzare il monte di Venere con orgoglio.
Poi la stessa mano la passo sotto alla coscia e mi avvicino all'ano, con la punta del medio lo stimolo appena. Lei alza appena il bacino, nel tentativo di assecondarmi, con un sospiro.
Allora le metto il dito medio in bocca perché lo lecchi e lo bagni per bene, quindi ritorno in posizione.
- Sto per infilarti il dito bagnato del tuo sputo, te lo sto infilando nel culo...
Mi aiuta appoggiando i gomiti sulla panca e alzando il bacino, cerca di slargarsi per facilitare la penetrazione del dito. Sento mugolii di soddisfazione, poi di nuovo la sua voce: - Così amore... ora infilamelo tutto. Sìììì, impari presto tu.
Senza toglierle il dito dal retto le allargo ben bene le labbra della figa, che finalmente posso vedere da vicino, poi appoggio la punta ancora scivolosa del dildo. Mi piace quello che vedo. Il mio succo viscido ora si insinua dentro la sua cavità mescolandosi al suo.
Gisella ansima ma non si muove e infine inghiotte quel supplente di cazzo, che scivola dentro parecchio senza dover forzare, mentre le labbra si dischiudono oscene bloccandolo in una posizione sconcia. .
Mi arrapa da matti. Gisella intanto comincia a godere: - Ti piace guardarmi, vero? Anche a me piace che mi vedi così, mi sento così troia a corrompere una povera piccola verginella come te.
Sento che in fondo mi sta prendendo un po' in giro, non mi va il tono che usa.
- Lo sai? Hai detto proprio bene, sembri una vera porca.
E mentre la insulto sento il prepotente bisogno di ferirla. Non mi trattengo.
- Ora però vorrei fare a te quello che mi faccio normalmente.
Gisella non si muove, attende curiosa ma so che è una belva pronta a scagliarsi sulla preda. La guardo, nei suoi occhi vedo un abisso davvero infernale. Con la mano ha afferrato il dildo che io avevo dovuto lasciare per frugare nella mia borsa: lo muove su e giù meccanicamente.
Mi credeva così santarellina? E allora afferro dalla mia borsa il mio dildo nero, più grosso del suo.
Sapete che non è sempre mia abitudine averlo con me, ma oggi ce l'ho, perché ho la borsetta giusta. Chissà quante volte lei avrà fatto lo stesso, chissà con chi, con quante ragazzine disposte a sperimentare con lei.
Ho una specie di moto di gelosia retroattiva.
Vedo che le piace, il respiro si è fatto frequente, più spezzato, anche perché ha capito cosa voglio fare. Estraggo il suo dildo e l’appoggio sull’asciugamano.
- Guarda, te lo lecco, prima d'infilartelo.
Lei mi guarda implorante, mi vede leccare il mostro nero. Questo mi procura un piacevole tremito sulla lingua. Ma è lei quella che vibra di più, al solo pensiero che io le infili quel cazzone. - Non muoverti, lo sai che questo è un bel gioco.
Le do un bacetto casto sulla pancia, lei è sempre appoggiata su un braccio teso. Il taglio roseo della sua figa slabbrata, è lì all'aria, in piena vista oscena.
Gisella allarga ancora le ginocchia per offrirmi la visuale migliore. La vedo bagnarsi il buco con il fradicio che le esce dalla figa.
Le ficco decisa due dita in quella bella figa che vorrei maltrattare, senza tanti complimenti. Entrano come se fosse burro. Non posso più resistere, mi prende di nuovo quella voglia di sfondarla, di farla impazzire. Così estraggo le dita e le appoggio il dildo nero, impugnandolo con la mano destra. Gisella si offre in modo sguaiato, allargando le natiche con entrambe le mani e abbandonando provvisoriamente il dildo.
Alla prima pressione il dildo quasi scompare, in un colpo solo lo affondo, quasi fosse un pugnale. Entra fino a due terzi, istantaneamente.
Gisella si lascia andare a un gemito prolungato. Le piace, e tanto.
- Sììì, ora muovilo dentro, chiavami!
La sua eccitazione cresce irreversibile, e più la sento fremere, malleabile, porca, più mi sale la voglia, irrefrenabile ebbrezza di sentirla godere all'inverosimile. Inizio a muovere l'oggetto su e giù, più veloce.
Sono attenta solo al presente, a godermi l'attimo, la faccia a pochi centimetri dal godimento di questa donna stupenda, che scarmigliata sta per farsi inculare da una donna che intanto la fotte in continuazione con un cazzo fìnto.
Intanto ha afferrato il suo rosa e sta già armeggiando per inserirlo lentamente nel buco più stretto. Ci vuole un po’ di tempo, ma alla fine riesce a infilarlo, movendolo poi su e giù con discreta decisione. Per fare questo deve appoggiarsi maggiormente sulle ginocchia.
Mi affascina contemplare questi due buchi riempiti, mentre prendo l’iniziativa di muovere io stessa entrambi gli oggetti.
Tutta impegnata, quasi non mi accorgo che Gisella si sta occupando di me.
Le sue dita si trastullano con le mie cosce, scivolano con dolcezza sull'inguine, dandomi un sottile e prolungato brivido. Nonostante l'esperienza con la fotografa, quell'Anna, in fondo continuo a rifiutare l'idea che il mio corpo sia violato in quel modo da un'altra donna, diversa da te, Matilde. Eppure sono lì, e non è che vorrei essere altrove.
Se lo faccio è perché i sensi sono più forti di me. Quella mano che avanza così decisa, quelle dita agili che mi aprono come se fossero le mie stesse dita, che mi accarezzano con decisione il clitoride, m'infiammano: sento un calore che annulla ogni resistenza.
Niente di paragonabile al misero piacere che riesco a darmi quando mi accarezzo da sola. E per un po' di mesi sono stata tanto sola.
Mi sto bagnando, come se l'orgasmo selvaggio di prima neanche fosse esistito.
Ansimo: - Così, dai, frugami, infilami due dita. Girale dentro, chiavami, sbattimi!
E lei: - Non smettere, non fermarti neppure tu!
Mi sento dilatare, irrigidita da una sensazione che mi stordisce. Ho voluto farle vedere chi è più troia, ma ho trovato una bella rivale.
Infine Gisella affonda le dita nella mia figa strabagnata. Un urlo mi si strozza in gola, inizio a gemere mentre mi sento la figa riempita come se fosse la prima volta. Poi inizia il movimento di stantuffo, inesorabile, violento, mentre con i polpastrelli dell'altra mano Gisella mi lavora il clitoride, indugia, struscia e sfrega, come una folle.
Per farmi godere ha rinunciato a muoversi con il bacino, fidandosi solo della mia abilità. Il dildo rosa è lì piantato tra le gambe ed emerge solo per metà, rinuncio a muoverlo più di tanto. Sul davanti però non smetto di fotterla, sfondandola a ripetizione fin nelle profondità più inaccessibili del suo basso ventre.
Ormai è una guerra, senza esclusione di colpi. Lei con una mano mi strizza il clitoride, con l'altra mi sbatte la figa con la dita. Io con una mano le stantuffo il dildo nero, con sciabordii e rumori osceni, con l’altra mi tormento frenetica un capezzolo.
C'è cattiveria, sadismo forse, nella mia foga, e la stessa strana mescolanza di sesso e rudezza la sento in Gisella. Ci muoviamo all'unisono, perfetta macchina di piacere, ma quasi da infarto.
Pochi istanti ancora sono sufficienti, sotto quelle spinte sempre più potenti improvvisamente, inarrestabile, un'inebriante sensazione di calore si diffonde dalla pancia, risale lungo il corpo, si conficca nel cervello. È l'orgasmo, sconvolgente, ben più furioso di quello provato poco prima.
Mentre anche il bacino di Gisella sembra impazzito, il suo ansimare accelerato, rumoroso, mi annuncia l'acme liberatorio del suo piacere.
Dopo la prolungata esplosione, sussultoria e vocale, le tolgo i pali dai buchi fradici di umori. Le bacio il solco, odoroso di donna che ha stragoduto, lei si muove solo per sdraiarsi e abbandonarsi più comodamente sul mio corpo, tuffando il volto sul mio, mormorando: - Amore, amore mio.
Rimango come svenuta, inanimata bambola di pezza nelle mani di un'amante fantastica.
Dopo una decina di minuti però, mi riprendo e le dico: - Lo sai, per me non era la prima volta. Io ho avuto una relazione con una donna per mesi e la amo anche ora. Con te ho goduto come una gran troia, ma prima o poi tornerò da lei. Mi dispiace.
Non l'ho mai più vista».
Sono davvero triste e ora che la storia è finita mi alzo e mi congedo da loro: - Debra, credimi, non sono arrabbiata. Ti amo, come sempre. Scusa, però adesso devo stare un po’ con me stessa. Vado a cercare di dormire... Poi, con un sorriso a Michele: - Tu mi scusi?
Michele mi guarda con amore, poi in due parole riesce a riassumere: - Vedrai che domani ti sarà passato.. Preferisci questa sofferenza o quella dei tre mesi trascorsi?
Più tardi, quando mi sto addormentando con in testa la figa e i capelli biondi di Gisella, sento Michele e Debra che fanno l’amore sul divano. Io non ho neppure la forza di toccarmi.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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